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Commenti al testo di Redazione LaRecherche.it
Se tutti ti chiamassero Mario
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Nando
- 05/04/2015 16:13:00
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Chiedendo permesso ad Emilio...
Che "Dio continui ad essere semplicemente uno specchio, è senzaltro una legittima opinione ma, appunto soltanto unopinione e nientaltro di più: con altrettanta convinzione potrei dire (e anzi dico) che Dio è lAssoluto cui tende luomo, è il paradigma divinizzante delluomo, inteso nelle sue due componenti maschile-femminile; come è parziale lattribuzione di unintrinseca conflittualità tra le diverse religioni e a causa delle stesse, mentre vi sono luminosi esempi di bene sociale nato proprio sia dalle singole fedi sia nella cooperazione tra di loro; senza disconoscere tutto quel bene che viene fuori da persone di convinzioni non religiose, non ridurrei i credenti a semplici aderenti di mere organizzazioni.
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Lorenzo Mullon
- 05/04/2015 13:32:00
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belle dicendo che i morti sono "cristiani" o "mussulmani" contribuiamo alla divisione alimentando il conflitto
dare unetichetta ai morti è una gigantesca strumentalizzazione del dolore per avvantaggiare una organizzazione contro laltra e non ce ne rendiamo nemmeno conto
"Dio" continua ad essere semplicemente uno specchio in questo caso proiettiamo sullo specchio il nostro egoismo e la nostra voglia di potere per conservare dei privilegi a cui non mi sembra che nessuno stia rinunciando anzi, per molti le guerre sono una pacchia esportiamo un sacco di armi le vendiamo a tutti e quindi . . .
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Alessandra Ponticelli Conti
- 03/04/2015 13:39:00
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Le tre intense poesie di Emilio Capaccio si inseriscono allinterno di uno straordinario percorso di crescita poetica dellautore; crescita che ho avuto il privilegio di seguire quasi quotidianamente. La ricchezza dei diversi linguaggi espressivi, i contenuti di grande spessore, si concretizzano in una poesia universale. Poesia da vivere, condividere, e donare. Vivissimi complimenti Emilio!
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Maria Teresa Savino
- 02/04/2015 19:59:00
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Poesia dellanima angosciata,poesia del nostro tempo così veramente "malato". Poesia...quale voce che grida nel deserto, nutrita di delusione per il tradimento di una fede corrotta, per il sacrilegio insopportabile che investe di banalità il nome sacro di Dio. O se si chiamasse Mario (sarebbe il maschile di Maria...)e fosse il dio benigno e amico, unico per tutti i popoli della Terra! Invece, non si fa che innalzarlo a complice vessillo di una generale, insaziabile sete di potere.Euna poesia sentita: bellissima e dolorosa.
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leopoldo attolico
- 02/04/2015 17:27:00
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Appassionato / lucido / oggettivo interprete del suo tempo , Emilio Capaccio ha scritto tre testi che gli fanno onore e lo pongono probabilmente tra gli autori più significativi della sua generazione . Non credo sia asserzione azzardata , tenuto conto duna proprietà formale molto personale - subito riconoscibile - mai arresa allorribile e suadente "poetichese" imperante ( effuso o cadenzato che sia , fra goffi sedimenti post ermetici e scontate pulsioni orfiche , irrisorie amenità neosimboliste e via cantando ) . La riconoscibilità - come autore - di Emilio Capaccio è una bella realtà colma di futuro , per lui e per noi .
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Nando
- 02/04/2015 09:01:00
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Prima delle altre ragioni, prima di esprimere un mio parere di lettore, li "scelgo" questi versi per ciò che scrive Maria, per quella "sporca imperfezione", divenuta nelle mie mani la fionda morale di un Davide contro il gigantismo patologico del bello stile, il Golia dei rigidi schemi assurti ad idoli, della forma che non coniuga a sê la vita, ma la schiaccia dentro modelli così pietiificati, violenti busti di sostegno per predefinite malformazioni da scartare: labominio della normalità. Prima delle mie ragioni e prima ancora delle scelte di lettore
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Maria Musik
- 02/04/2015 08:33:00
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Mi ripeto (... già lo scrissi in altra, diversa, occasione): nei salotti "bene" non si parla di sesso, politica e religione. Per questo i versi di Emilio Capaccio (che enorme sorpresa fossero i suoi) mi hanno convinta dalla prima lettura. Le sue poesie mi hanno raggiunta e consolata, in un sentire che è anche il mio. Si potrebbe obiettare che son "sporchi" (leggi "mancanti di perfezione stilistica, troppo liberi") ed io rispondo: viva Dio... anzi, viva Mario! (ed Emilio che si è "lasciato andare").
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Franca Alaimo
- 30/03/2015 19:50:00
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Le poesie di Emilio Capaccio risolvono in versi un tema antichissimo, (che ora di nuovo costantemente si dibatte ravvivato dallo scontro recentissimo e irrisolto fra civiltà occidentale cattolica e quella araba-mussulmana) dellabuso del nome e della volontà divina per giustificare guerre di conquista e di natura economica (come lo è, di fatto, ogni guerra e ogni rivoluzione); e, aggiungo, non solo le guerre. Nella celebre "Imagine" cantata da John Lennon si immagina, appunto, un mondo pacifico a patto che non ci siano religioni (imagine...no religions), perché esse, purtroppo, invece di essere strumenti di pace, fratellanza ed amore, sono da sempre causa di odio e inimicizia. Nel secondo testo di Emilio, che è quello che preferisco, due soldati di opposti fronti, leggendo la Bibbia, scoprono di essere figli dello stesso padre Abramo e cantano insieme. Ecco perché Dio non ha Un Nome ("Non nominare il nome di Dio invano" significa anche questo, ma è piuttosto Il Nome che comprende tutti i nomi noti ed ignoti, umani e divini, terreni e celesti, già coniati e ancora inesistenti e soprattutto è il Nome che crea senza interruzione, perché ininterrotto è il suo amore. Il VERBUM! Per la sincera vibrazione della propria tristezza, per lattualità sempre discussa del tema, per la speranza che prospetta, per la capacità di dire tutto questo in limpidi versi, Emilio Capaccio merita di stare nella triade dei migliori fra i poeti partecipanti.
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